La mia storia di “navigatore” del mondo inizia da qui, da un nome, BOLOGNA IN OCEANO.
Un progetto tutto mio, che unisce alla perfezione il mio viscerale,
umano e istintivo desiderio di stare in mare al sempre intenso e
costante legame con la mia terra natale. Fin dal principio, infatti, la
mia città ha rappresentato l’origine della mia carriera velica ed è
stata sostenitrice, nonché partner primario e naturale delle mie
avventure per mare. Andando per mare, infatti, sentivo forte il
desiderio di restituire qualcosa alla mia comunità, per questo motivo
cominciai subito a collaborare con un progetto che coinvolgeva le scuole
bolognesi. Così, al ritorno dai miei viaggi, tenevo lezioni, raccontavo
storie di mare, affascinavo con parole “salate” i miei piccoli
interlocutori. E trasmettevo emozioni, che poi sentivo il bisogno di
portare nuovamente via con me, di restituire a quell’Oceano che le aveva
fatte nascere.
Fu così che, pian piano, prese vita l’idea di infilare dentro bottiglie
di vetro i messaggi degli studenti che incontravo, di portarli con me
per mare e liberarli nell’oceano lungo il tragitto della mia prima,
importante meta: il Brasile.Vi dico la verità, dopo questa esperienza - la Transat 6.50 - travagliata, bellissima e ricca di emozioni, dissi a me stesso: “Appena toccato terra, non salirò su una barca da regata per almeno un anno…”. Ma la notte stessa del mio arrivo ero già lì, alla ricerca di una nuova barca da noleggiare: obiettivo, il giro del mondo in solitario. Il destino mi portò a trovare la mia barca a Lisbona, da un campo dimenticato per riportarla all`Oceano. Così, per tutto il 2012, mi dedicai totalmente al suo recupero. Da questo paziente lavoro, nacque Calaluna, la mia attuale, inseparabile “compagna” di vento e di mare.
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