Sono
emozionato, finalmente potrò regatare in solitario con Calaluna.
Dopo anni sento i brividi e l'euforia da primi giorni di scuola che
mi regalava il mini.
Voglio
e desidero impegnarmi per fare un buon risultato.
Voglio
e desidero divertirmi navigando, sensazione che è spesso mancata nel
2013 a causa dell'eccessivo peso che davo al risultato.
Insieme
ad Alessandro Drago, nuovo apprendista stregone, stilo un piano di
allenamenti e lavori serrato di tre settimane, in cui dovremo fare il
setup della nuova randa, effettuare sessioni di allenamento lunghe
finalizzate a verificare i miei ritmi veglia/sonno e la corretta
esecuzione delle manovre in solitario, oltre effettuare numerosi
lavori a bordo per rendere la barca più efficiente ed ergonomica
durante la navigazione in solitario. Avremo bisogno di tre mesi
invece che di tre settimane....
Fisso
dei punti fermi, il primo è che non voglio arrivare stanco e
moribondo al giorno della partenza, a causa dei mille impegni e
lavori, al contrario devo trovare il tempo di rilassarmi e preparare
la regata. Bisogna arrivare a Riva per tempo e nei 4 giorni
precedenti la partenza non dobbiamo effettuare lavori radicali. Il
secondo punto è che non dobbiamo effettuare delle modifiche
sostanziali che non siano state adeguatamente testate in allenamento.
Procede
tutto bene anche se non abbiamo un minuto libero, lavoriamo delle 8
di mattina a mezzanotte. Gli allenamenti sono soddisfacenti: non ho
problemi a svegliarmi al termine dei 20 minuti (in solitario dormirò
20 minuti ogni 2 ore), la barca corre con vento in tutte le andature
mentre si fa drammaticamente sentire la mancanza di un code 0: sotto
gli 8 nodi dalla bolina al traverso siamo piantati. Purtroppo sono le
classiche condizioni da Mediterraneo, mi serve una vela nuova per
avere qualche chance. 10 giorni prima della partenza chiedo ad
Armando di Sailorwear l'ennesimo miracolo: disegnare e costruire una
nuova vela in pochi giorni. Ancora una volta accetta la sfida. In
mezza giornata disegniamo a 4 mani la vela che desideravo, ma arriva
la cattiva notizia dal fornitore di tessuti: il materiale non è
disponibile in Italia, quindi la vela sarà pronta due giorni prima
della partenza e non avremo il tempo di testarla prima della regata.
Sono
stato altre volte qui, nello stesso pontile, il pontile delta, ma
questa volta c'è un fermento e una energia che non vedevo da qualche
anno: ci sono i navigatori solitari. Non so bene come spiegarlo ma è
diverso, ci sono più sorrisi, più concentrazione e più
solidarietà, ci sono meno divise, meno formalismi e meno prime
donne.
Chiunque
esca da un porto in solitario merita il rispetto assoluto a
prescindere dalla barca, dalla fama o dal risultato che otterrà.
Gli
ultimi giorni passano veloci, la tensione sale e la stanchezza pure,
tra briefing, corsi, lavori sulla barca e preparazione della regata
non rimane tempo libero, ma il piacere di essere qui con la mia
barca, preparando la prima regata in solitario in class 40, in
compagnia di amici e colleghi come Matteo Miceli e Mario Girelli non
ha prezzo. Al Circolo Velico Riva di Traiano, organizzatore della
regata, il Presidente Alessandro Farassino, coiadiuvato dal suo
staff: Bruno Bove, Francesca, Cecilia, Patty, Marina ce la mettono
tutta per aiutarci e farci sentire a casa, nonostante la “rigidità”
dimostrata dalla gestione del porto.
Il
giorno prima della partenza arriva Jessica e anche lei viene
ipnotizzata da questo ambiente, la cosa deve essere talmente evidente
che Roberto Imbastaro gli dedica un articolo su ItaliaVela.
La
mattina della partenza sono sereno, con anticipo sono riuscito a
preparare adeguatamente la barca (l'incubo della Transat 6.50 dove ho
lavorato fino alle 4 di mattina della notte prima della partenza per
il Brasile è ancora vivo), alcuni conoscenti di Facebook, come
Maurizio e Domenico sono venuti a trovarmi facendomi un grande
piacere.
Uno a
uno veniamo trainati fuori dal gommone (i motori dei solitari sono
stati piombati) tra gli applausi e i saluti della gente, l'emozione è
grande, sempre la stessa sembra di partire per la Luna. Arriva il
mio turno, ultime foto e saluti, in pochi minuti sono fuori dal
marina, il gommone mi tiene al vento, isso a fatica gli oltre 50kg di
randa e partiamo.
Ora
non si scherza più, si passa al modo “animale”: via tutti i
pensieri che non sono mangiare, riposare, preservarsi e fare correre
la barca il più velocemente possibile.
Continua
nella seconda parte...
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